Villa Borghese si trova appena fuori Porta Pinciana ed è qui, in questi questi meravigliosi giardini che si trova la Galleria Borghese, in cui sono custodite le opere d’arte raccolte dal cardinale Scipione Borghese (1579-1633), il più esperto collezionista del suo tempo.
Nei secoli la Galleria ha subito diversi rifacimenti e anche la collezione purtroppo non è stata conservata nella sua interezza: molta statuaria antica è stata infatti trasferita al Louvre per ordine di Napoleone nel XVIII secolo.
Altri pezzi sono stati venduti nel corso degli anni. Infine sia la collezione sia il palazzo sono stati acquisiti dallo Stato nel 1902, anche se è visibile al pubblico solo dal 1997.
Se durante la tua visita a Roma puoi dedicarti alla scoperta di un solo museo, la Galleria Borghese è senz’altro un’attrazione da non tralasciare.
Infatti questa è spesso consideratala regina di tutte le collezioni private. Caravaggio, Bernini, Rubens, Tiziano, sono solo alcuni degli autori delle incredibili opere d’arte che potrai ammirare.
Villa Borgese è divisa in due sezioni: il Museo Borghese al piano terra, con spettacolari sculture barocche, antichi mosaici pavimentali romani e affreschi a trompe l’oeil e la Pinacoteca, situata al primo piano.
Le opere da non mancare
SALA I
E’ dedicata in gran parte alle opere di Antonio Canova, uno dei più grandi scultori neoclassici. L’opera più celebre in questa sala è senza dubbio Paolina Borghese come Venere Vincitrice (1805-1808).
Una scultura straordinaria del Canova che ritrae Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone e moglie di Camillo Borghese, sdraiata come una Venere un perfetto esempio di scultura neoclassica, dove la bellezza ideale si fonde con una sottile sensualità.
Paolina è sdraiata su una sorta di triclinio, in atteggiamento rilassato. Tiene in mano una mela, simbolo del giudizio di Paride e della vittoria di Venere. nella mitologia greca.
Canova riesce a trovare un equilibrio perfetto tra realismo (soprattutto nei tratti del volto e nel trattamento della carne) e idealizzazione (nelle proporzioni armoniose e nella superficie liscia del marmo che sembra pelle). La pelle appare quasi traslucida, come se fosse viva.
L’opera è realizzata in marmo bianco di Carrara, ma Canova utilizzava una tecnica particolare: dopo la scultura, la superficie veniva trattata con cere e spazzolata per ottenere quella finitura morbida e luminosa che sembra far “respirare” la pietra.
Una curiosità: il letto su cui è distesa non è solo parte della scultura, ma funge anche da base. Originariamente, la struttura era girevole, così da poter ammirare l’opera da ogni angolazione, con l’illuminazione naturale che ne esaltava i dettagli.
Oltre a questa statua iconica, nella stessa sala si trovano altri ritratti e sculture, e l’ambiente stesso, con la sua decorazione sontuosa e affreschi sul soffitto, contribuisce all’esperienza artistica. Le pareti e i dettagli architettonici arricchiscono ulteriormente la percezione neoclassica e l’atmosfera di prestigio della famiglia Borghese.
SALA III
Custodisce il gruppo scultoreo di Apollo e Dafne realizzata dal Bernini che coglie il momento esatto in cui la ninfa si trasforma in lauro, con le dita che diventano foglie e i piedi radici, sotto lo sguardo sgomento di Apollo che la stava rincorrendo per amore dopo essere stato colpito da una freccia di Cupido.
L’opera è caratterizzata da un grande dinamismo (le figure sembrano sospese nel tempo, in un attimo congelato che trasmette movimento da ogni angolazione), dai dettagli (le dita di Dafne si trasformano in rami, i suoi piedi in radici, i capelli in foglie. Il marmo si fa leggero, trasparente, come se fosse viva natura), dall’espressione (il volto di Dafne urla angoscia, quello di Apollo mostra stupore e desiderio. Bernini è unico nel trasmettere emozioni attraverso la pietra).
Una curiosità: quando visiterai la sala, ti accorgerai che c’è una citazione incisa a terra, in latino, che recita:
“Chi ama seguire i piaceri della carne, troverà solo foglie tra le mani.”
Un invito alla riflessione sul desiderio e sulla sua fugacità.
SALA IV
Qui puoi ammirare la spettacolare scultura Il ratto di Proserpina, sempre realizzato dal Bernini a soli 23 anni!
E’ incredibile come ha saputo rendere la mano di Plutone che stringe con forza la coscia di Proserpina, che appare morbida come se fosse di carne vera.
La drammaticità dei volti, i capelli scompigliati, il movimento vorticoso delle figure: tutto è puro dinamismo barocco
In questo ambiente è esposto anche il gruppo scultore che rappresenta i personaggi mitici di Enea, Anchise ed Ascanio, colti nel momento della fuga da Troia in fiamme: Enea porta sulle spalle il padre Anchise, e tiene per mano il figlio Ascanio.
In questa scultura c’è un forte simbolismo: é infatti una scena di continuità tra le generazioni, molto cara all’epoca.
Rappresenta la pietà familiare e il senso del dovere.
Anche se è una delle opere giovanili, già si nota il controllo del corpo umano e la capacità narrativa di Bernini.
SALA VIII
Questa sala è dominata dal Caravaggio e spesso poprio perché ospita alcune delle sue opere giovanili più celebri e rivoluzionarie come:
- Giovane con canestro di frutta. Spesso collocata vicino ad altre opere caravaggesche, anche se non sempre nella stessa sala (può essere esposta nella Sala 8 o 9, a seconda dell’allestimento temporaneo).
Raffigura un giovane ragazzo (probabilmente un modello abituale di Caravaggio, forse Mario Minniti, suo amico e compagno di vita artistica) che tiene un cesto ricolmo di frutta. Il ragazzo ha un’espressione dolce e lo sguardo rivolto verso l’osservatore.
Ma il vero protagonista del dipinto è il cesto: è una natura morta iperrealistica, con un’attenzione maniacale ai dettagli: mele, fichi, uva, pesche, pere, melograni, foglie con segni di appassimento o imperfezioni.
Caravaggio non idealizza la frutta: ci sono buchi, macchie, segni del tempo. È un’osservazione dal vero, quasi scientifica.
Questo livello di realismo era rivoluzionario per l’epoca: la natura morta come genere autonomo non era ancora molto considerata. - Davide con la testa di Golia: la scena mostra il giovane David che tiene per i capelli la testa mozzata di Golia, appena ucciso.
La testa di Golia è un autoritratto di Caravaggio stesso, invecchiato e sofferente. Una scelta profondamente simbolica, quasi una confessione visiva.
David non esulta, anzi, ha uno sguardo malinconico. È come se provasse compassione per il nemico sconfitto. La luce taglia la scena, esaltando la drammaticità e la profondità psicologica. - San Giovanni Battista, detto anche Giovane con Ariete: rappresenta un giovane nudo e pensieroso accanto a un ariete, identificato con Giovanni Battista. L’opera è nota anche per la sua carica sensuale e per il tono provocatorio. Il modello è lo stesso di altre opere giovanili di Caravaggio. Si percepisce un’atmosfera intima, enigmatica. Il confine tra sacro e profano qui si fa molto sottile.
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Pinacoteca
SALA IX
E’ conservata in questa sala la Deposizione di Cristo morto di Raffaello e i precedenti Ritratto virile e Dama con Liocorno. Si possono anche qui ammirare tra le altre opere l’Adorazione del Bambino di Fra Bartolomeo e la Madonna col Bambino del Perugino
SALA XIV
Ospita due autoritratti del Bernini
SALA XX
Qui potrai ammirare uno dei dipinti più pregevoli della collezione ovvero il capolavoro giovanile di Tiziano, Amor Sacro e Amor Profano.
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Notizie sull'autore
Silvia è content creator dal 2010 ed esperta d'informazione turistica per città d'arte italiane. Laureata in Lettere Classiche, è appassionata della storia, della cultura e delle curiosità delle città del Bel Paese, nonché conoscitrice di tutti i trucchi per una perfetta vacanza in Italia.